lunedì 31 gennaio 2011

ma di morire con gli occhi pieni di cielo.

ogni qualvolta mi fermo sento dentro di me un solo e unico desiderio.
ritorno li, sul ponte di un traghetto a scrutare la notte dal mio sacco a pelo.
torno a dormire su quelle panchine fuori da una stazione.
torno a lavarmi e cambiarmi nei bagni dei bar.
a sentire tra le mani un biglietto consumato, sento l'odore dei treni troppo affollati e parole che non conosco.
mi ricordo come è camminare a 50 gradi sotto un sole che non lascia tregua, dormire poco avendo paura di qualsiasi tipo losco.
risento i deliri di un barbone e l'amore per quello che pensava di aver fatto.
il male ad ogni minima parte del corpo.
sento la voce preoccupata di mia madre che spera io torni viva.
e i giorni che corrono veloci, i volti della gente, la gentilezza inaspettata.
torno, sulle panchine di tutte quelle stazioni, con gli occhi pieni di meraviglia, ad aspettare il prossimo treno.
e mi sento straziare dentro, da questa vita comoda, che mi condurrà in una casa calda, con una famiglia e un lavoro e sento che è facile così. che non riesco a scrollarmi di dosso il tepore di queste stanze.
e vorrei solo quel coraggio, il coraggio di prendere e partire, di rischiare come una stupida ingenua, di vedere il mondo prima che sia troppo distrutto, prima che me lo portino via.
e magari di morire giovane, perchè il rischio pesa di più di qualsiasi zaino, ma di morire con gli occhi pieni di cielo.

venerdì 21 gennaio 2011

Nancy

c'era un forte odore da gas, nella cucina.
tutti lo sentivano, e si lamentavano, ma nessuno era abbastanza volenteroso da alzarsi ad aprire la finestra.
o chiudere il gas.
"salteremo tutti per aria!"
"è un sacco che non salto"
"versami ancora qualcosa da bere."
facevano discorsi così. li facevano sempre.
e come sempre era Nancy, ad alzarsi e sistemare le cose.
Nancy sembrava proprio una puttana, con quel rossetto rosso e quel vestito troppo stretto.
biondo platino. proprio da puttana. di quelle che lasciano lo stampo delle labbra sulla sigaretta, e poi quando la lasciano cadere per terra sembra che cada così piano.
sembra un film.
e tu, con la gola secca, alzi gli occhi, salendo lungo le sue gambe, più in su, il suo ventre piatto, i suoi seni e quel collo così fino, il suo viso.
e quei capelli biondo platino.
lei è li che ti sorride, e ti ha notato.
allora piano si gira e sale le scale.
ed hai solo voglia di seguirla perchè fuori piove ed è freddo, ma non lo sarà tra le sue gambe.
e poi mica è colpa tua, sei solo un uomo e la carne è debole.
Nancy era così, con una sola differenza. lei non era quel tipo di puttana.
non era una puttana da sesso.
se la seguivi, arrivato al pianerottolo trovavi il suo profumo, e la porta sbarrata.
e allora?
lei prostituiva il suo spirito.
le dicevi come la volevi, e lei appariva così, recitando parole che sembravano sincere, inventandosi un passato, inventandoti un futuro, per darti un orgasmo al cuore.
non era mica semplice, la gente spesso è proprio esigente, ma lei era una delle migliori, nel suo campo.
e poi si alzava ad aprire la finestra, cosa si poteva desiderare di più?
quel pomeriggio doveva andare in quell'appartamento per incontrare quei tizi.
volevano solo invitarla a bere e lei doveva solo fingere di aver vissuto in una nave.
volevano ascoltare di salsedine e sole.
ed alla fine lei non aveva proferito parola, e loro avevano solo bevuto.
alle cinque se ne andò.
pensò che era inutile, farsi pagare, senza aver parlato ed avendo bevuto gratis.
Nancy.
oh Nancy.
Nessuno la scordava mai.
eppure nessuno la richiamava.
Nancy.
mica lo aveva, il telefono.

martedì 18 gennaio 2011

le coppie assurde fuori dalle superiori andrebbero assolutamente documentate.

venerdì 14 gennaio 2011

Gli esami non mi impegnano come dovrebbero.
O meglio io non mi impegno come dovrei.
Ma per mantenere una parvenza di decenza vi lascio solo una cosa, ma bella.
Ascoltatela:
The naked and famous -Young blood

lunedì 3 gennaio 2011

Sempre le solite canzoni.

Ho deciso che di quello che è successo di brutto in questo inizio d'anno non parlerò.
Parlerò solo di quanto sia stato bello tutto il resto.
Perchè tanto i brutti ricordi sono i poster con cui riempiamo le pareti del nostro cervello, ed è difficile dimenticarli.
Mentre quelli belli, oh quelli belli sono i primi a scomparire, ed è una cosa terribilmente stupida, ma altrettanto terribilmente comune.
Dopo millemila secoli finalmente il capodanno a Bologna che sognavo. Sbronze atomiche e tanto amore. Parlare a caso, fare gli auguri a tutto il mondo, vivere una notte di quelle che poi la mattina te le ricordi poco, ma hai la sensazione che siano state bellissime, anzi la certezza.
Ed ora tra una settimana ho i primi esami ed ho la testa piena di stronzate.
Ma ce la farò. Perchè sono io, e io me lo devo.